May 2011

Immobile

Sono deluso, non so come esprimere il mio sdegno verso questo immobilismo. A partire da quello istituzionale ai medio/alti vertici che ormai è volutamente cronico e che di fatto ha delegittimato la cultura dalla crescita dell’individuo, soffocato non solo il pensiero ma la curiositas, istinto irrefrenabile di sete di conoscenza, di sapere. Ci ha lasciato e tutto ciò era inevitabile. La culla dell’arte e della cultura, del pensiero e delle invenzioni, la capacità di sapersi “arrangiare” in ogni situazione, pure questa che, insieme alle altre, ha fatto scuola a tutta l’umanità, ormai non abita più qui, in questo paese morto, di cui si festeggia il compleanno secolare, sempre più povero economicamente e svuotato di contenuti, in agonia infinita, ipnotizzato dal tubo catodico e plagiato dai mass-media. Tutto ciò si specchia anche nelle piccole realtà locali, dove dovrebbero essere meno opprimenti i legacci con le caste di potere, laddove potrebbero avere libero sbocco di espressione ogni forma di creatività, attraverso iniziative, parola sempre più in disuso, di cui possa perlomeno nutrirsi per non morire. Niente. Tutto rimane anche qui immobile; colpa della fantomatica burocrazia, o timorosi (giustificati) che qualsiasi espressione di inventiva dell’uomo non venga compresa, che non abbia consensi, quindi quasi dannosa. Ma di cosa? L’appiattimento è totale e chi ha desiderio, necessità di esprimersi e sperimentare il possesso dei propri talenti cosa può fare se non scappare via, proprio come un profugo, da una nazione in cui ogni angolo dove posi lo sguardo è una bellezza? Che paradosso. In tutto questo immobilismo di cui, sono convinto, la gente ha percezione, quello che mi amareggia maggiormente è l’indifferenza e la mancanza di unità nel voler cambiare. Quanto possiamo tollerare ancora?

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